mercoledì 7 aprile 2010

Gli Usa impazziti per il baby italiano

Manassero fra i big a 16 anni. Il più giovane ad un Masters.
Il golf americano sta scoprendo una stella, che non si chiama Tiger ma Matteo, ha 16 anni, e viene da Verona. Matteo Manassero è la promessa del golf italiano e si è già appuntato qualche medaglia all’estero, vincendo un anno fa il titolo di Amatore in Inghilterra, dove è poi anche finito 13º agli Open, dopo essere stato in lotta per due round con Tom Watson. Ha già giocato a Dubai, e ha affrontato il vento dei campi scozzesi e l’umidità della Florida.

Lo conoscono in Francia e in Spagna, ma quando domani esordirà nei Masters, tra i grandi del mondo in Georgia, avrà addosso gli occhi di tutti gli appassionati americani, perché il lusinghiero profilo di presentazione che gli ha già dedicato il New York Times è di quelli riservati ai campioni. «Sedicenne italiano è pronto per fare storia ai Masters», il titolo. Roba da emozionare un veterano, ma non Matteo. «Giocherò il meglio che posso, ma non sarò nervoso. Non ho niente da perdere. Guadagnerò in esperienza. E non ho alcuna aspettativa», ha detto all’esperto di golf del quotidiano Ray Glier. Manassero si è già conquistato il record di essere il più giovane giocatore di sempre a partecipare ai Masters, ma ha anche stupito gli osservatori durante gli allenamenti per la freddezza con cui si muove sul green, da atleta stagionato.

«Assolutamente, non è una cosa normale. Non si comporta come se avesse 16 anni», ha detto di lui un altro campione italiano, Edoardo Molinari, torinese, pure lui molto atteso dal pubblico americano in questo momento di "moda tricolore". «E’ un fatto molto positivo, quando hai appena 16 anni, avere il giusto equilibrio mentale», ha spiegato Molinari dopo aver visto in azione il giovanissimo collega la settimana scorsa al torneo degli amatoriali degli Stati Uniti, dove ha sfidato il campione diciottenne Byeong-Hun An. A completare la squadra azzurra ai Masters ci sarà pure Francesco Molinari, fratello di Edoardo. «Solo un anno fa era un sogno pensare a un terzetto di italiani in gara», ha detto Edoardo. Ora questa realtà fa notizia anche negli Usa.

La qualità principale di Manassero sta nel non crearsi alcun ostacolo, commenta il critico Glier: «Misura ogni mossa. Si ferma sopra la palla e colpisce, e di solito la tiene in gioco. Non fa alcuna scena, né ha atteggiamenti infantili. Compirà 17 anni il 19 aprile ma appare già perfettamente a proprio agio tra i professionisti». I complimenti più tecnici gli sono stati fatti dal navigato campione Tom Watson: «Ha uno swing efficace, le sue posizioni sono molto buone e pratica un golf non complicato. Quando ha giocato con me di recente, quasi non ha fatto errori in tutte e 36 le buche. È stato molto, molto preciso». Watson ha 60 anni, ed il rapporto che ha instaurato con il ragazzino più giovane di lui di 44 anni è molto stretto. Non sapeva che Matteo aveva pianto per la sconfitta di Watson ai playoff degli Open inglesi contro Stewart Cink, ma aveva capito la speciale legame che era nato tra loro due. «Come tra padre e figlio, anzi più di questo. E’ stato un clic tra un vecchio concorrente verso un avversario nuovo di zecca - ha spiegato Watson prima di allenarsi con Matteo nell’imminenza dei Masters -. Vedere giocare qualcuno così giovane ha ricordato la mia giovinezza, c’è del sentimento in questo rapporto».

Manassero è nato per il golf. L’idolo a cui si è ispirato è il leggendario campione spagnolo Seve Ballesteros. Aveva quattro anni quando lo incontrò per la prima volta e ebbe la ventura di cominciare a praticare i primi colpi proprio insieme a lui. Per Matteo, la grazia, lo stile e le intuizioni di Ballesteros sono sempre state fonte di ispirazione, e di emulazione. «Tutto è successo molto velocemente - ha detto con entusiasmo il giovane veronese. Mai avrei immaginato di poter affrontare una simile competizione a soli 16 anni».

Fonte: lastampa.it

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